Una piccola raccolta di poesie, per riflettere o per diletto

Come si riscrivono i finali?

 

Ti amo,

che non vedo l’ora la sera di tornare,

che vorrei stare sempre con te.

È colpa delle abitudini che ho preso

e del lavoro che ho perso.

È il poco riposo,

che mi rende nervoso,

è forse tutto questo

che mi rende geloso.

 

Geloso del vento perchè può abbracciarti.

Geloso della notte perchè può nasconderti.

Geloso dell’amore perchè può sognarti.

Geloso della vita perchè può sorprenderti.

Geloso di una foto perchè può ricordarti.

Geloso della musica perchè può decidere

se farti piangere o se farti sorridere.

 

Mi fai paura quando torni la sera,

quando cammini per casa

Somministrando pugni.

Così stretti,così violenti,

che vorrei scappare da te.

E prendere un treno,

e da un finestrino sporcato,

gridare aiuto.

Per questo amore malato,

per questo amore sbagliato

che mi rende stanca.

 

Stanca dei pugni invece delle carezze.

Stanca delle paure e delle incertezze.

Stanca degli umori repentini che continui ad avere.

Stanca dei lividi sul mio viso che devo coprire.

Stanca dell’amore perchè non mi sa amare.

Stanca di sperare che tu possa cambiare.

Stanca dello spazio tra le tue braccia

perchè è dolore e mai un abbraccio.

Stanca del silenzio perchè mi permette di pensare,

se è meglio andare o se forse è meglio restare.

 

Capostazione, un’informazione

Come si cambiano i binari?

No, perché dovrei riscrivere il finale.

 

Eleonora Merlin, classe 4 AFM

 

 

ANABASIS

 

Dal golfo grande d’Africa,

partono speranze

per sogni irraggiungibili.

Si ammassano,

pronti a solcare i mari.

Un’ardua barriera

li aspetta,

azzurra e lucente,

chiara e fatiscente.

S’abbandonano vinti

dalla sorte maligna,

scalfiti da tanta violenza.

Cercano di sfuggire invano

al gigante turchino

non sempre benigno.

Vedono l’inferno

ancora prima d’esservi,

abbandonati annaspano,

tra colpi continui

chiedono l’aiuto

invano sperato,

la meta è irraggiungibile

là oltre il mare.

Chiazza lucente

tra il violento manto

meta della salvezza.

Torna la quiete,

accanto a quei corpi

respira la morte.

Esanimi,

danzano sull’acqua,

stridule voci

si alzano,

accompagnando un flebile

pianto di morte.

 

Riccardo Leardini, classe 4 AS

 

 

MNEME

 

Sognai, o madre

ricordi passati.

Era il mio paese,

correvo, giocavo,

ero felice.

Tu eri accanto a me

mi accarezzavi,

mi sentivo al sicuro.

Poi il lungo viaggio…

camminavamo,

tra gli stenti e i tetti.

Saliti sul dorso

di quella grande manta,

furiosa e violenta,

partimmo.

 

Arrancando toccammo

la magica terra

tanto sognata

ma solo io vi restai.

Cadesti giù nel profondo

tra le urla, la gente, la paura…

mai più ti rividi.

Ed ora o madre,

straniero in una terra straniera

mi manchi.

Cerco la sicurezza,

le carezze, il sorriso.

Mi manca la tua parola,

che mi guida,

il tuo volto!

 

 

FENICE

 

Un fuoco in me, il desiderio di riscatto

ha incendiato il mio spirito nero come pece.

Sarai la cenere lasciata dal mio risveglio, fenice.

 

 

Bertinelli Oliver, classe 5 BS

 

 

 

PENSIERI DI MEZZANOTTE

 

Tutto tace, mentre cerco pace non sono capace

La rabbia brucia il mio sangue come brace.

Il nostro amore, ferita infetta del mio cuore.

Mi ha svuotato, dalla vita tolto il colore.

Ora al buio ancora soffro pensando ai ricordi

di frasi dolci, mentre intrecciavamo i nostri corpi.

 

Bertinelli Oliver, classe 5 BS

 

 

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